Critica di Roberto Joppolo

Roberto Joppolo

Letizia Gai

 

Sembra che la natura abbia nascosto in fondo alla nostra mente doti e abilità che noi stessi non conosciamo, e che soltanto le passioni hanno il potere di metterle in luce. Accostandosi alla capacità creativa di Joppolo è proprio la sua passionale foga espressiva che coinvolge e stravolge l’anonimo osservatore. Una vivissima partecipazione umana anima tutte le sue opere sia scultoree che pittoriche. Il riferimento alle più semplici forme naturali e all’essenza più elementare della figura umana dà vita a sculture di straordinaria purezza, continue variazioni della forma ovoidale assunta dall’artista come simbolo di quella ciclicità che sta all’origine della vita in tutta la sua pienezza. Accanto all’arte sacra si collocano le opere di genere profano a testimonianza dell’amore che il figurativo, che tende sempre più ad avvicinarsi all’astrattismo, come espressione del contatto continuo con la realtà e che rifugge dunque da qualsiasi forma di assoluto ermetismo. E’ l’uomo che domina con la sua forza, le sue passioni come pure con i suoi limiti, chiaramente espressi dal tema ricorrente degli occhi coperti, quasi a simboleggiare l’impossibilità dell’uomo di “vedere” e quindi “esprimere” la sua vera natura. La fiducia nelle capacità umane continua comunque ad animare Joppolo, narratore di vena sempre fresca, nel dar vita ad opere di profonda sensibilità, senza però riflettere effetti di tragico e di dolente interiorità. Creatore inesauribile e virtuoso di ogni tipo di materiale, dalla creta al legno, dal bronzo al marmo, foggia, attraverso il supremo dominio dello spazio e la superba astrazione formale, delle figure con passaggi morbidi che rifiutano il disgregamento e la scomposizione del corpo umano. Il legame, la reciprocità dei sentimenti suscitano all’artista una serie di “Colloqui” in cui l’alternanza della conversazione gioca un ruolo di primo piano. Sentimenti, ma soprattutto amore, in tutte le sue sfumature.: religioso, coniugale, materno. Le forme arrotondate e fluide vibrano dell’impeto passionale dell’artista per divenire espressione del proprio “io” sia pure sotto lo stimolo della realtà concreta. L’interscambio pittura-scultura segna in Joppolo un confine tra le due arti sempre più sottile, tendendo a volte a scomparire del tutto. Come è stato già notato, la passionalità di Joppolo si legge anche nelle sue rappresentazioni grafiche, soprattutto nel significato suggestivo che acquista il colore quando, condotto ad una chiara evidenza, si imprime nell’occhio dell’osservatore, dominandolo emotivamente. Il tema assume la sua importanza grazie al modo in cui l’autore ha posto i colori l’uno in rapporto all’altro, determinando così un accordo cromatico che acquista un significato unico ed irripetibile. Lontano dalla meccanica riproduzione della realtà, Joppolo rende proprio il modo di interpretare il mondo esterno: le immagini e le sensazioni, pur attinte dalla quotidianità, sfuggono al controllo razionale e ad ogni intento cerebrale, così da renderci certi che ciò che vediamo nel quadro, sebbene somigli a ciò che vediamo ogni giorno, è invece, come nel sogno, espressione dell’invisibile. L’artista esprime così fortemente i propri sentimenti da coinvolgere lo spettatore a viverli con immediatezza ed emozione, perché la sua arte non è mimesi ma espressione del sentimento individuale. La bellezza dell’arte di Joppolo sta dunque nel “puro” gesto che la crea e spesso nella semplice “scelta” che la “inventa”.

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